Ma se sorrido con la mascherina, te ne accorgi?
Stamani una gentile signora in macchina si è fermata alle strisce per farmi attraversare. D’istinto, mentre passavo, l’ho guardata e ho sorriso con gratitudine.
Quando era ormai lontana, ho realizzato che avevo la mascherina e gli occhiali da sole.
È praticamente impossibile che si sia accorta che le stavo sorridendo.
Passo dopo passo, i pensieri si sono accavallati…
In questi giorni di timido ritorno alla normalità, com’è che stiamo davvero vivendo le riaperture, le concessioni a una nuova vita sociale, il poter di nuovo passeggiare liberamente all’aria aperta?
Sinceramente speravo sarebbe stato meglio, tutti gli arcobaleni e gli “andrà tutto bene” l’empatia e l’attenzione per il prossimo mi sembrano lontani anni luce. Ora c’è diffidenza. L’hai notato?
… Quelli che stanno troppo vicini… O troppo lontani, esagerati!
… Quell’altro che ha alzato la mascherina troppo tardi… O non se la toglie nemmeno per respirare
… Quelli che la scuola doveva essere già riaperta da un mese… O quelli che “non ti illudere non aprirà prima di gennaio 2021”
… Quelli che “in Svizzera le mascherine non le usano e stanno tutti bene”… O quelli che “guarda quei disgraziati in Svezia che non hanno chiuso niente”
Insomma, sembra quasi che abbiamo dimenticato “l’Italia dei balconi” e siamo siamo tornati a essere gli italiani di sempre – esperti di virologia, educazione, edilizia, economia – ma con una sottile vena di paura e scarsa fiducia nel domani che prima non avevamo.
Questa situazione mi fa sentire più sola e con meno elementi per cambiare il mondo. Non voglio che sia così e ho l’impressione che nemmeno chi mi circonda lo voglia.
Ma la confusione e la paura forse sono troppo forti per farci fermare a riflettere, per pensare che non conosciamo la storia di chi ci passa accanto e forse, in qualche caso, basterebbe una parola gentile.
E quindi torno a chiedermi se l’importante, adesso, non sia trovare un modo per farti capire che sotto la mascherina ti sto sorridendo.